“Il dieci giugno di settant’anni fa si svolsero le prime elezioni amministrative dopo la caduta del Fascismo e per la prima volta in Italia le donne andarono alle urne in 436 comuni.
Un risultato, quello del voto alle donne, che era stato raggiunto il 31 gennaio 1945 quando era stato emesso il decreto legislativo luogotenenziale che sanciva il suffragio universale. Nel decreto non era però prevista l’eleggibilità delle donne, che verrà sancita solo dal decreto n. 74 sempre del 10 marzo 1946.
L’articolo 7 recita “Sono eleggibili all’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine che abbiano superato i venticinque anni di età”. È estremamente emozionante per me rileggere le pagine della storia italiana che sanciscono attraverso il diritto al voto e poi con l’eleggibilità delle donne, l’eguaglianza dell’universo femminile. Particolarmente emozionante, in virtù delle scelte di vita che ho fatto.
Sia chiaro, una donna che entri in politica (come in qualsiasi altro ambito professionale all’interno del quale la presenza predominante sia quella maschile) non ha vita facile e di ciò sono sempre più convinta, grazie all’esperienza maturata in questo campo. Sebbene il traguardo raggiunto nel 1946 meriti di entrare a pieno diritto tra le date storiche più significative d’Italia, credo il principio giuridico delle pari opportunità necessiti di una ulteriore evoluzione.
Come donna in politica, non ho avuto sconti né incontrato scorciatoie ed imporre un’idea rispetto a quelle maschili non è stato compito facile. Le donne, è retorico, ma vero, hanno identiche capacità espressive, professionali e politiche degli uomini. Stesse capacità, ma non identiche possibilità”.
Marilena Sovrani
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